mercoledì 22 luglio 2009

Usuravano povera gente,arrestati

Apparentemente povera gente gli aguzzini, sicuramente povera gente le vittime; ma i primi si sono arricchiti praticando estorsioni e prestiti ad usura, esercitando violenze di ogni tipo sui secondi, gente che spesso aveva bisogno di denaro per campare, per tirare avanti, per mangiare, vestirsi. Il gruppo di usurai è stato sconfitto all'alba dalla squadra mobile di Bari che arrestando sette persone, compreso una settantenne, ha messo fuori causa un'organizzazione criminale che prestava soldi a usura a piccoli commercianti del semicentrale quartiere barese di San Pasquale. Il clan, che in realtà si muoveva articolandosi in due gruppi, era a conduzione famigliare ed era capeggiato da Saverio De Carne, di 47 anni, l'unico con precedenti penali, e da Riccardo Carlucci, di 52 anni. A guardare i loro redditi, sui mille euro mensili, gente dalle possibilità modeste: ausiliario nel reparto di Ginecologia del Policlinico di Bari De Carne, impiegato nell'aera gestione tecnica dello stesso nosocomio Carlucci. Ma gente dalle grandi possibilità economiche se si guardano invece i beni che la polizia ha sequestrato loro: tra questi sei appartamenti, una tenuta con villa padronale con piscina e altri sei appartamenti annessi, due ville al mare, altri locali, titoli finanziari. Un patrimonio stimato in più di sette milioni di euro.

Le indagini della squadra mobile, diretta da Luigi Liguori, presero il via lo scorso anno, in seguito alla improvvisa chiusura di un negozio di biancheria intima e di un altro di detersivi che una coppia di coniugi gestiva nel popolare quartiere Carrassi. I due erano stati costretti a cessare le loro attività a causa delle vessazioni subite dagli estortori, che in una circostanza arrivarono a ripulire entrambi i locali della merce contenuta. Mentre ai due fu assicurato un programma provvisorio di protezione e il trasferimento in una località protetta, partirono le indagini. Fu così scoperta questa associazione che praticava con "impressionante continuità" - dicono gli investigatori - usura ed estorsioni. Le aggressioni alla povera gente, i pestaggi, alcuni dei quali filmati, erano all'ordine del giorno. Alla riscossione dei ratei mensili provvedeva Saverio De Carne direttamente o suo figlio Giuseppe, di 28 anni, sua moglie Annunziata Laforge, di 45, e anche sua madre Immacolata Celebre, settantenne. Una delle basi operative era il bar Shaday intestato ad Anna De Carne, quarantaduenne sorella di Saverio, in cui lavora anche suo marito, Vincenzo Bartoli, di 49 anni. Tutte persone finite in manette all'alba di oggi. Il bar fungeva da sportello per l'erogazione dei crediti e la riscossione.

Gli 'uffici' erano invece nel Policlinico di Bari, dove erano custoditi libri mastri, assegni e contanti. Sarebbe circa 150 le vittime del clan alle quali venivano applicati tassi di interesse che in alcuni casi raggiungevano il 500%. E a chi non era in grado di onorare il debito veniva applicato l'anatocismo, un ulteriore interesse sull'interesse. Il provvedimento restrittivo eseguito all'alba è del gip di Bari Anna Polemio, che ha accolto le richieste del pm della Dda Eugenia Pontassuglia. Agli indagati vengono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata all'usura e all'estorsione.

Via | ansa.it

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