Il tutto perché la norma punisce chiunque registri un marchio o un dominio "potendo conoscere dell'esistenza del titolo di proprietà industriale". "Significa: basta che io possa conoscere dell'esistenza di un marchio simile a quello registrato perché ricada nel reato di contraffazione", dice Sarzana. "Ma i registri dei nomi a dominio sono pubblici, consultabili da tutti; quindi, in ogni caso varrà il fatto che io possa sapere dell'esistenza di un marchio simile, registrato in precedenza".
Per esempio, secondo quest'interpretazione la norma espone, chi registra Uominidonne.it, a un rischio: di essere accusato di contraffare il marchio relativo al dominio Uominiedonne.it (la trasmissione di Maria de Filippi). Colpevole perché non ha controllato l'esistenza di quel dominio, "potendolo fare", anche se in buonafede. "Il rischio che alla fine si venga condannati è remoto", aggiunge Guido Scorza, un altro avvocato esperto della rete. "Di fronte al giudice, credo che saranno condannati per contraffazione solo quelli che registrano un dominio simile con la piena e palese intenzione del dolo", continua Scorza. Per esempio, un sito di borse cinesi contraffatte. Tutti quei casi, insomma, in cui il dominio è famoso e c'è l'intento di trarre profitto dalla sua notorietà". "Tuttavia, all'effetto pratico, ha ragione Sarzana: la norma spaventerà le aziende, costringendole a rallentare lo sbarco sul web", continua Scorza. "Per la sola paura di subire una mega sanzione, per precauzione faranno mille controlli prima di registrare il dominio". Ci potrà essere poi il caso di chi, "piccola azienda o utente, denunciato da una multinazionale e rischiando una sanzione così elevata o una condanna penale, desisterà prima della sentenza, rinunciando al dominio", dice Sarzana.
Quanto si rischia, in effetti? "Fino a tre anni di carcere per la persona fisica che registra. Per l'azienda, una sanzione in base al capitale sociale. Per esempio, fino a 10 milioni di euro per una Srl che ha un capitale di 2 milioni", dice Scorza.
In rete ci si ricorda ancora della vicenda di Luca Armani, che registrò il dominio Armani.it per il proprio timbrificio e che poi un giudice costrinse a cedere al più famoso Giorgio Armani. Forse, con questa nuova legge, le cose sarebbero andate peggio per Luca.
Via | repubblica.it
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