giovedì 23 luglio 2009

Obama accusa i poliziotti di razzismo

Quarta conferenza stampa in sei mesi per il presidente Barack Obama, che durante il suo discorso ha lanciato il guanto di sfida per quanto riguarda la grande riforma del sistema sanitario americano che, annuncia, «arriverà entro il 2009». Durante l'incontro con i giornalisti ha dunque affrontato i «temi caldi» di questi ultimi giorni, in particolare la revisione del sistema previdenziale, senza la quale si incorre il rischio di sbancare il bilancio federale a causa degli aumenti vertiginosi dei costi degli aiuti sanitari agli anziani e ai poveri. La riforma, una delle grandi promesse elettorali di Obama, sta incontrando difficoltà al Congresso: i repubblicani e i democratici conservatori temono che il costo della estensione a tutti gli americani della copertura sanitaria possa pesare troppo profondamente sul deficit federale.

Obama ha dunque ribattuto alle critiche giunte nei giorni scorsi nei confronti della sua persona e della gestione del problema dell'assicurazione sanitaria, presentando in modo approfondito le possibili soluzioni al problema e invitando gli avversari a rallentare i tempi per poter studiare le proposte ed evitare una riorganizzazione frettolosa del sistema. I sondaggi, infatti, mostrano una caduta di popolarità di Obama, soprattutto sulla sua gestione della difficile battaglia per estendere la protezione sanitaria a 47 milioni di americani che ne sono privi.

Infine, risposta secca ad una giornalista che gli ha chiesto un parere sulla vicenda accaduta al professore nero di Harvard Henry Louis Gates. «Gli agenti hanno agito in modo stupido - ha affermato il presidente - è un fatto che negli Usa afro-americani e ispanici sono arrestati in numero "sproporzionatamente alto" rispetto ai bianchi». Il 20 luglio, l'influente docente di studi afro-americani nel più prestigioso ateneo d’America, era stato arrestato da un poliziotto bianco che lo aveva scambiato per uno scassinatore dopo che una vicina lo aveva visto forzare la porta di casa. Ieri le accuse contro Gates sono state ritirate, non però prima che il professore venisse ammanettato, fotografato come un criminale e trattenuto quattro ore al commissariato.

L’episodio ha provocato sdegno tra i colleghi di Gates: una prova della persistenza dei veleni del razzismo nell’America di Barack Obama a pochi isolati dalla super-liberal Harvard Square dove ha studiato il primo presidente nero degli Stati Uniti. «È incredibile: un’umiliazione e una violazione di ogni diritto che pensavamo ci fosse garantito», ha commentato Lawrence Bobo, sociologo e amico, che ha visitato Gates in commissariato e lo ha riaccompagnato a casa dopo il pagamento di una cauzione da 40 dollari. La polizia ha giustificato l’arresto sostenendo che il professore all’arrivo degli agenti era visibilmente irritato e si sarebbe rifiutato di lasciare la sua abitazione: «Non sapete con chi state trattando», avrebbe detto. Gates è stato quindi ammanettato per «condotta disordinata» e portato al commissariato pur avendo mostrato sia la patente di guida che lo dimostrava legittimo proprietario della sua casa che il tesserino di Harvard che lo collegava all’università dove dal 1991 ha una cattedra. «Ecco cosa succede a un nero in America», ha commentato il professore indignato, accusando i poliziotti di essere «razzisti».

Via | lastampa.it

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