domenica 26 luglio 2009

Tour:20ma tappa a Garate, Contador fa suo il Tour

Alberto Contador ha vinto il Tour de France, il secondo di una carriera che ne porterà molti altri se non nasce qualcuno capace di ribellarsi alla sua superiorità senza accontentarsi di essere il primo dei battuti. Quanto abbiamo visto sul Mont Ventoux è stato soltanto uno spettacolo di folla: mezzo milione di persone al punto che la polizia bloccava persino chi voleva fare la salita a piedi sotto un sole feroce. C’era la gente, è mancato il ciclismo.

La montagna cattiva ha partorito un topolino sgraziato, al punto da rimpiangere il tempo perso a rileggere le leggende del passato per prepararci a quelle del presente: il Ventoux è un palcoscenico straordinario ma la qualità dello spettacolo la fanno i corridori e stiamo freschi se il rivale massimo di Contador è un ragazzo lussemburghese che, dopo ogni attaccuccio, gira la testa a vedere se il fratello lo segue, invece di incrementare l’azione. Questo ha fatto Andy Schleck. Accelerazione breve, la constatazione di avere sempre lo spagnolo alle costole, la frenata in attesa del riaggancio di Frank, per la serie «adesso lo dico a mio fratello più grande».

Ma il fratello più grande era francobollato da Lance Armstrong e aveva paura di prenderle.
«E’ stata una corsa tattica», l’hanno definita. Invece è stata l’occasione perduta per risvegliare l’entusiasmo attorno a un Tour noioso. Ci ha provato Pellizotti con un numero di prestigio che l’ha portato a 22" da Garate (poi vincitore) e Tony Martin. Gli è mancato l’aggancio. Rimasto da solo nel vento che gli soffiava contro a 47 all’ora l’italiano non poteva insistere: Pellizotti oggi sarà premiato a Parigi come miglior scalatore del Tour ed è molto. Ci ha provato anche Nibali, finchè ha avuto benzina. E’ stato bravo Armstrong a difendere il terzo posto, grande impresa alla sua età. Pennellate di contorno alla sfida abortita.

Lo spagnolo ha poi detto che è stato un trionfo facile «soltanto per gli spettatori». Sarà vero ma era già finito quando il vecchio Lance ha mostrato le crepe, ben nascoste da strati di cemento armato. La generazione Contador purtroppo ha un solo campione: lui. «A 26 anni - ha spiegato il madrileno - punto a vincere altri Tour ma non voglio trascurare il Giro, la Vuelta o le classiche. Ora deciderò il mio futuro. Sarà diverso da Armstrong: lui se ne va, io devo scegliere tra un progetto mio oppure una squadra che sia al 100 per cento attorno a me. L’anno scorso fui costretto ad accettare la convivenza con lui perché avevo il contratto con l’Astana: in questo Tour siamo stati avversari di fatto perché nella stessa squadra non possono esserci due corridori che puntano a vincere la stessa cosa; nel prossimo Lance sarà invece un avversario dichiarato e se si mantiene a questi livelli sarà tra i più pericolosi».

E i sospetti di doping che hanno accompagnato il suo Tour? «Non li ritengo importanti. Mi sottopongo volentieri ai moltissimi controlli, non ho mai negato la reperibilità, faccio tutto questo perché credo serva a rendere il ciclismo pulito. Ho vinto un Tour in cui, dopo anni, non c’è stato un caso di doping. Questo è un altro successo».

Ed oggi la passerella finale sui Campi Elisi

Via | lastampa.it

Nessun commento:

Posta un commento


Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto
viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7 marzo 2001