Le donne percepiscono il 30% inmeno degli uomini. Al Sud gli assegni più bassi
Più della metà dei pensionati italiani vive con meno di 1.000 euro al mese e più di uno su 5 prende un assegno inferiore ai 500 euro al mese. Le donne ricevono una pensione in media più bassa del 30% rispetto gli uomini. A livello geografico, le pensioni più basse sono al Sud (88% degli importi della media nazionale), dove però è maggiore il numero di prestazioni sociali. La Sicilia batte ogni record, con in media 14 assegni sociali ogni 100 anziani.
Nella fotografia dell’Italia dei pensionati, scattata dal ministero dell’Economia, emerge chiaramente che le donne e il Mezzogiorno sono i più penalizzati a livello previdenziale. La Relazione generale del Tesoro sulla situazione economica del paese, che mette sotto la lente le prestazioni pensionistiche nel 2008, evidenzia anche un aumento della spesa previdenziale, un campanello d’allarme per i conti dello Stato. Lo scorso anno l’esborso per pensioni è stato di 224,9 miliardi di euro spalmato su circa 16,7 milioni di pensionati, di cui il 53% sono donne.
Rispetto all’anno precedente la spesa è cresciuta del 4,2%, mentre tra il 2006 e il 2007 l’incremento era stato del 3,8%. Se si considera la spesa complessiva, inclusi dunque anche assegni familiari e indennità di disoccupazione, la spesa previdenziale risulta nel 2008 in aumento del 5,1%. Sull’aumento della spesa hanno pesato «gli interventi sui criteri di rivalutazione e di incremento delle pensioni base disposti nel 2007», sottolinea la Relazione del Tesoro. I nuovi criteri per l’accesso alla pensione, entrati in vigore dal 1° gennaio 2008, «hanno agito in senso restrittivo sulla spesa solo parzialmente» - rileva ancora il ministero dell’Economia - e gli effetti si «esplicheranno a pieno» dunque solo nel 2009.
Rallenta invece la crescita della spesa assistenziale: nel 2008 l’aumento è stato del 4,9% rispetto al 5,8% del 2007. In calo le pensioni di guerra e diminuisce la crescita per quelle di invalidità. Tra le varie aree del Paese sussistono differenze abbastanza accentuate: se nelle regioni settentrionali e centrali gli importi medi dei redditi pensionistici sono rispettivamente pari al 104,9% e al 106,6% della media nazionale, nel Mezzogiorno l’assegno scende all’88,1%.
Al contrario più alta nel Sud è l’incidenza delle pensioni sociali (da qualche anno sono chiamati assegni sociali), le prestazioni rivolte agli ultra-sessantacinquenni il cui reddito annuo non superi la soglia di 8.641 euro: se nel Nord ogni 100 abitanti con più di 65 anni ci sono quasi 4 assegni-pensioni sociali, nel Centro si sfiorano i 7 e nel Sud a 11. In cima alla classifica, , c’è la Sicilia con oltre 14 assegni su 100 anziani. Al Nord invece la quota più elevata di pensioni sociali si registra in Liguria dove si rilevano 5 assegni ogni 100 abitanti con oltre 65 anni. «Complessivamente - spiega il Tesoro - tale distribuzione è coerente con l’andamento del fenomeno della povertà che è notoriamente concentrato nelle regioni del Mezzogiorno».
Tornando, invece, alle donne uno studio dell’Inpdap, pubblicato ieri, ha rilevato che le pensioni delle statali, finite nel mirino della Corte di Giustizia europea perché non equiparate a quelle degli uomini che vanno in pensione a 65 anni, sono il 19% del totale, un trend in crescita dal 1996. Nei calcoli dell’Inpdap sono comprese le donne tra i 60 e i 64 anni che non hanno maturato i requisiti minimi di 35 anni di anzianità contributiva. Un costo rilevante della spesa previdenziale che potrebbe essere definitivamente ridotto a partire dal 2018 quando, come previsto dal decreto anticrisi, l’età pensionabile delle statali verrà alzata a 65 anni come già accade per gli uomini.
Via | lastampa.it
martedì 11 agosto 2009
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