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Lo show in palcoscenico è un ritorno alla vita perchè la visita nelle tendopoli è stata dura. Benigni l’ha affrontata con trasporto, ma a Onna, sotto l’«Albero della memoria», accanto a Giustino Parisse, il vicecaporedattore del Centro che nel sisma ha perso due figli e il padre, è apparso pallido, commosso, per un attimo incapace di ridere e far ridere. Fino ad allora ce l’aveva messa tutta, al campo 3 di Paganica ha preso in braccio la cuoca Valeria come se fosse Berlinguer, poi si è messo a servire pietanze. Ovunque ha stretto mani, parlato, chiesto informazioni, alla ragazza Noemi ha ricordato: «Non c’è solo la Noemi di Berlusconi! Sai che il tuo nome viene dalla Bibbia?». Alla signora Rossana che si fa fare l’autografo in petto, scrive: «Mi porti in seno», a Pia, che ha un braccio ingessato, augura: «A Pia, questo gesso vada via!». Per tutti la raccomandazione è chiara: «Se c’è qualche ingiustizia ditelo, urlatelo».
Nell’Auditorium della Guardia di Finanza di Coppito, l’attore lancia fiori sul pubblico: «Al G8 non mi hanno invitato, sono venuto ora, questa è una specie di G1, la mia gioia di essere qui è immensa, la cosa importante è che il dolore può essere trasformato in gioia». Il terremoto, dice Benigni, «fa pensare che non siamo niente e che i fatti del mondo non sono la fine di tutto». E’ il momento di Dante, monologo di Ulisse dal canto XXVI dell’Inferno: «Non conosciamo niente di questo mistero che ci attraversa e ci attanaglia». La fine arriva presto, per alcuni anche un po’ troppo, insieme agli applausi, dopo il saluto, vola qualche fischio e tanti rimangono in piedi ad aspettare, magari c’è un bis: «Spero di tornare quando la ricostruzione sarà avvenuta, per gioire con voi e andare tutti insieme a riveder le stelle». Bertolaso è contento: «Ci tenevamo moltissimo, volevamo che Benigni venisse in un momento in cui tutti pensano a se stessi e invece bisogna pensare all’Aquila». Alle porte dell’Aquila, davanti a un bar prefabbricato, Ferdinando, 33 anni, e Krisna, 19, si sono persi lo spettacolo: «Non sapevamo che c’era Benigni, ma anche se andavamo magari ci voleva il passi e non si poteva entrare... In questo tutto è rimasto uguale a prima».
Via | lastampa.it
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