sabato 15 agosto 2009

Debiti, media 15 mila euro a famiglia

La famiglia Carlini ha cominciato con un televisore, «di quelli nuovi, con lo schermo piatto». «Ci piaceva, anche se non ce lo potevamo permettere. Però mio marito è appassionato di calcio, così abbiamo fatto un sacrificio: l’abbiamo comprato a rate». Poi è arrivato un altro figlio - il terzo - e la casa è diventata stretta. «Abbiamo venduto quella in cui abitavamo e, aggiungendo un mutuo, ne abbiamo comprata una più grande». Quando è stata l’ora di traslocare hanno deciso che la cucina era vecchia. Ne hanno acquistata una, sempre a rate. E adesso, dopo che il signor Carlini - addetto in un supermercato - è finito in cassa integrazione, il peso delle rate si è fatto difficile da sopportare.

L’Italia è un paese che ha imparato a comprare a rate. Senza la voracità degli Stati Uniti, ma con sempre maggior propensione. E Torino - anche se non è tra le città più indebitate - non fa eccezione. La Cgia (associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre ha elaborato i dati della Banca d’Italia e ricostruito l’indebitamento delle famiglie italiane, scoprendo che su ogni nucleo torinese gravano oltre 15 mila euro di debiti. Denaro da restituire, spesso a rate, e servito per acquistare una casa, cambiare i mobili, ottenere un prestito per pagare gli studi ai figli o addirittura per poter andare in vacanza.

Il record spetta a Lodi, 21 mila euro, seguita da Roma e Milano. Torino è 38esima su 107 province. Ma - ed è forse il dato che più fa riflettere - l’indebitamento tra inizio 2003 e inizio 2009 è cresciuto, e non di poco. Più 81 per cento, dato in linea con la media nazionale, lontano dal più 117 per cento di Chieti o Piacenza, ma anche dal più 39-40 di Potenza o Bolzano, ma comunque critico. «Le province più indebitate sono quelle con i livelli di reddito più elevati - spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - E’ chiaro, però, che tra le famiglie in difficoltà molte appartengono alle fasce sociali più deboli». Secondo gli esperti, tuttavia, non è l’entità - 15 o 20 mila euro - a destare allarme, ma il balzo avvenuto negli ultimi cinque anni. «Il forte incremento dimostra l’aggravarsi della crisi economica che ha indotto molte famiglie a ricorrere a prestiti per affrontare questa difficile situazione», aggiunge Bortolussi.

Fuori dalle fabbriche sono spuntati i volantini delle finanziarie, un fenomeno così massiccio da convincere la procura ad aprire un’inchiesta. E tra le famiglie più in crisi, tra chi non è riuscito a ottenere un aiuto, tanti sono finiti in pasto agli usurai. Gli sportelli della Fiom e dell’associazione La Scialuppa della Fondazione Crt nei mesi scorsi hanno raccolto centinaia di segnalazioni. «Con gli sviluppi della crisi economica l’indebitamento dei lavoratori e delle loro famiglie sta esplodendo. Il 30-40 per cento di operai e impiegati ha contratto debiti, garantiti dalla cessione del quinto degli stipendi», diceva pochi mesi fa il segretario della Fiom Giorgio Airaudo. Un dramma che non risparmia piccoli imprenditori, artigiani e commercianti. Ascom, Confesercenti ed Epat hanno attivato da anni un fondo per prevenire il fenomeno. «Prima di finire in mano ai cravattari l’imprenditore svuota il capitale dell’azienda, poi intacca quello personale e soltanto dopo getta la spugna», ha detto di recente Maria Luisa Coppa, presidente dell’Ascom. «Le famiglie, invece, sono più esposte».

Via | lastampa.it

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