"Io voglio ospitare i clandestini. Anche il Vaticano potrebbe fare di piu' e aprire le porte ai migranti che non sanno dove andare". Non provocazione ma disobbedienza non violenta quella di don Antonio Di Lalla, 55 anni, parroco di Bonefro (Campobasso) che contesta i giro di vite sugli immigrati. Don Antonio giudica "iniqua e perversa" la legge che ha introdotto il reato di clandestinita'. "Come cristiani - dice - non possiamo accettarla. La mia casa e' a disposizione per i fratelli che ne hanno bisogno. Io faccio quello che dice il vangelo". Il parroco non e' nuovo alle proteste controcorrente. Da anni non versa allo Stato ma alle organizzazione caritatevoli il 3% delle imposte destinato agli armamenti.
"Mi hanno anche pignorato lo stipendio di insegnante - rivela don Antonio - ma io non mollo". Il 3 Luglio scorso a Bonefro ha ospitato il "No G8". "Avevo dei locali - spiega - e li ho messi a disposizione dei costruttori di pace". La nuova legge sulla clendestinita', don Antonio propio non riesce ad accettarla. "Come si fa - rimarca ad alta voce - a bollare come delinquente uno che non ha documenti?. Noi discendiamo da Abramo - dice all'Agi - che era un nomade". La Chiesa, per mezzo di autorevoli rappresetanti ha fatto sentire la sua voce, ma a don Antonio Di Lalla non basta. "A Roma potevano fare di piu'. Ad esempio, aprire il Vaticano e farlo diventare spazio di liberta'". Sul balcone della canonica del paese terremotato molisano da oltre un mese campeggia lo striscione: "Io ospito i clandestini, e tu?". "E' una legge che cavalca la paura - aggiunge il parroco -. Noi dobbiamo oppocri non come rivoltosi, ma da seguaci di Cristo. SantAgostino diceva: "Non ti chiedo di dare qualcosa di tuo al povero, ma di restituirgli il suo".
Via | agi.it
martedì 18 agosto 2009
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