lunedì 10 agosto 2009

Ancelotti, successo in Supercoppa con il Chealsea

Il primo «titulo» è arrivato. E, almeno in parte, vengono esorcizzati i demoni di Mosca, quando il Chelsea cadde ai rigori contro lo United nella finale di Champions 2008. Carlo Ancelotti si guadagna consensi ed elogi nella «prima» sul palco di Wembley, conquistando il Community Shield, la Supercoppa inglese, e dimostrando che i risultati raccolti in amichevole (quattro successi su cinque uscite, tra cui vittorie contro Inter e Milan, dieci gol messi a segno) sono tutt'altro che casuali. «Sono molto contento perché non è stata una gara facile, nel primo tempo il Manchester ha giocato molto bene, poi siamo venuti fuori noi - ha dichiarato il nuovo tecnico dei Blues -. Credo proprio che il Manchester sarà il nostro rivale principale per la Premier League».

E poco importa se il gol del 2-1 è arrivato dopo che i giocatori del Chelsea non hanno messo fuori il pallone con Evra dolorante a terra: in Inghilterra la prassi è questa, tocca all’arbitro fermare il gioco, come conferma una circolare della Premier League. E, in questo caso, il signor Foy ha deciso di non fermare il gioco una volta esaurito il vantaggio del Manchester. Al di là del risultato, il Chelsea ha mostrato carattere e verve offensiva, proprio ciò che esige il patron Abramovich. Dopo anni di 4-3-3, per memorizzare pienamente il «rombo» di Ancelotti ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma si è sulla buona strada. Anelka e Drogba, incompatibili sulla carta, sul campo mostrano una buona intesa, mentre Lampard interpreta bene il ruolo di trequartista seppure alla sua maniera («Non ho la fantasia o i colpi di classe del numero dieci, però mi trovo bene in questo ruolo e credo di avere fatto il mio», dirà dopo la gara).

Viceversa, Sir Alex Ferguson scopre che sostituire due come Tevez e Cristiano Ronaldo sarà forse meno semplice del previsto. Per un Rooney in gran forma e un Berbatov volenteroso, c’è un Nani che resta senza benzina nell’intervallo e un Park privo di idee. Primo acuto del Chelsea, con Ivanovic che, in mischia, trova la traversa al 4’. Ma le fasi iniziali sono tutte di stampo-United, con il Chelsea che balla non poco nelle retrovie, soprattutto a destra dove proprio Ivanovic non regge l’urto di Nani. E proprio il portoghese, al 10’, apre le marcature: il suo diagonale da trenta metri fa sgusciare il pallone tra una folla di giocatori. Cech, forse ingannato dalla traiettoria, non ci arriva.

Il Chelsea incassa e trova la forza di reagire, senza scomporsi. Ancelotti manda in campo l’arrembante Bosingwa per Ivanovic. Mossa vincente: il Manchester arretra, le maglie della difesa si allargano, i Blues diventano padroni del campo. E al 7’ della ripresa il Chelsea centra il meritato pareggio. Combinazione Lampard-Malouda, palla a spiovere, Foster, disturbato da Drogba, smanaccia malamente in direzione di Carvalho appostato sul secondo palo: testa e gol, con Nani che dorme. I Blues ci credono e aumentano la pressione.

Al 25’ l’episodio delle polemiche. Ballack rifila una gomitata a Evra, che resta a terra. Foy prima concede il vantaggio allo United, poi, quando la difesa del Chelsea rinvia, lascia correre. I giocatori dei Blues continuano a giocare, Drogba serve Lampard che, dal limite, trafigge Foster. Decisione discutibile che farà arrabbiare Sir Alex («Ci è costata la partita», dirà il tecnico dello United), ma che rientra nei parametri inglesi.

Lo United prepara l’assalto all’arma bianca mandando in campo i grandi vecchi - Owen, Scholes e Giggs, tutti in una botta sola - ed è proprio il gallese, al secondo minuto di recupero, a inventare un delizioso assist per Rooney, sul filo del fuorigioco. Il bomber di Croxteth accelera in area e beffa Cech in pieno recupero. Due a due, subito ai rigori. E qui sale in cattedra Cech, che para le conclusioni di Evra e Giggs, mentre Kalou mette a segno quello decisivo. Grinta e carattere ma anche un gioco intelligente ed arioso. Ancelotti è stato preso proprio per questo.

Via | lastampa.it

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