
OPERAZIONE RENEGADE - Nel volume appena uscita si sottolinea anche come questa minaccia costante metta parecchio sotto pressione gli uomini del Servizio segreto, che vigilano su Barack Obama e sulla sua famiglia. Alcuni dei complotti contro il presidente Usa, chiamati in codice Renegade, sono anche stati resi pubblici. Un esempio è il piano dei suprematisti bianchi del Tennessee, che volevano rapinare un negozio d'armi, uccidere 88 neri, decapitarne altri 14 e assassinare il primo presidente americano nero. Molti altri, poi, vengono tenuti segreti per evitare casi di emulazione. La maggior parte delle minacce invece risultano essere dei messaggi senza senso di mitomani. Ma tutti vengono sottoposti a indagine.
I RICHI DELL'INSEDIAMENTO - Secondo il Daily Telegraph, che cita il libro, già in occasione della cerimonia di insediamento di Barack Obama, l'intelligence americano aveva ricevuto la notizia di un piano del gruppo estremista islamico con base in Somalia, al-Shabaab, che intendeva colpire proprio il 20 gennaio. Il Servizio segreto, in quell'occasione, fece disporre anticecchini lungo tutto il percorso fatto da Obama, e furono controllate tutte le fedine penali di ospiti e dipendenti degli alberghi presenti nella zona interessata. Tuttavia, secondo Kessler, la sicurezza era tutt'altro che garantita: un centinaio di vip e finanziatori passarono solo una volta sotto a un metal detector, quindi camminarono su un marciapiede pieno di gente, prima di salire sul pullman che li scortava alla cerimonia. Chiunque avrebbe potuto passare loro un'arma.
UNA FAMIGLIA IN CODICE - «Abbiamo la metà degli agenti di cui avremmo bisogno» è stata la risposta di un responsabile della sicurezza presidenziale a Kessler. Il Servizio, che originariamente dipendeva dal ministero delle Finanze e si occupava della lotta ai falsari, è stato assorbito nell'era Bush dal Dipartimento per la sicurezza nazionale (Homeland Security, creato dopo l'11 settembre), e da allora il suo bilancio è stato costantemente ridotto. Questi uomini vigilano anche su Michelle Obama e sulle figlie del presidente Malia e Sasha, i cui nomi in codice sono rispettivamente Renaissance, Radiance e Rosebud. E, sempre sotto l'ala del Secret Service ci sono anche il vicepresidente Joe Biden e la sua famiglia.
Via | corriere.it
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